Uno dei leitmotiv degli economisti, quando analizzano il sistema delle aziende italiane, è il giudizio invariabilmente negativo sulle dimensioni delle stesse, troppo contenute per competere con successo sul mercati globalizzati. Ad onta di questo ammonimento, le aziende italiane hanno la tendenza a restare piccole, vuoi per accentuato individualismo, vuoi per non perdere quella flessibilità che è poi una delle loro caratteristiche vincenti poiché permette di rinnovarsi con relativa facilità per seguire i mutamenti di mercato.
Ma è proprio così vero che non c’è alternativa alla fusione tra le piccole aziende per irrobustirne la capacità competitiva? Pensando al modello italiano, fino a non molto tempo fa i distretti industriali erano considerati un esempio di sviluppo industriale particolarmente efficace perché garantivano flessibilità dell’offerta rispetto ai mutamenti della domanda.
La loro efficienza era dovuta in primis alla vicinanza fisica e anche culturale di molte piccole aziende terziste, e l’innovazione tecnologica non era per questo percepita come strategica.
Oggi il quadro è mutato radicalmente e la competitività non può essere ottenuta utilizzando i vecchi schemi vincenti nel passato: le PMI più dinamiche sono ora orientate a riorganizzare la propria struttura al fine di ridurre il time-to-market e di operare quindi in tempo reale con clienti, fornitori e partner non più solo contigui, ma anche geograficamente lontani.
La catena del valore, in altre parole, non risiede più nell’azienda, ma è tanto più vincente quanto è ben organizzata e distribuita lungo tutte le fasi dei cicli di vita dei prodotti e servizi, e quanto più sa ben orchestrare tutti gli attori che compongono questa filiera attorno al comune scopo del successo commerciale.
Il caso del distretto del legno-arredo di Pesaro
Questa nuova visione, dove i sistemi non sono più rigidi, ma continuamente mutevoli per adattarsi ai cambiamenti imposti dal mercato, è stata adottata nel caso del distretto del legno-arredo di Pesaro.
Tale distretto, composto per quasi il 95% di aziende piccole e piccolissime che producono componenti per la ristretta cerchia di aziende maggiori, che svolgono il ruolo di aggregatori, rappresenta un caso perfetto di catena del valore frammentata.
E’ stata creata la piattaforma MobileInRete (www.mobileinrete.it) che ha come scopo supportare in modo innovativo e con efficienza e flessibilità le aziende della filiera del mobile.
La piattaforma è concepita perché un’azienda possa gestire in modo digitale tutte le comunicazioni con un suo fornitore, a partire dall’ordine di acquisto per continuare con variazioni d’ordine, richieste di avanzamento della produzione, ddt e fatture, in modo semplice ed intuitivo, senza bisogno di grossi sforzi di apprendimento da parte degli utenti.
Il punto di partenza per lo sviluppo della piattaforma è stata l’analisi dei bisogni delle PMI. E’ sufficiente un software di contabilità per attivare il ciclo di base ordine-consegna-fatturazione. L’utilizzo del portale web richiede unicamente un PC con il browser e connessione a Internet per le aziende più piccole o che vogliono solo testare le funzionalità del sistema prima di passare all’utilizzo completo della piattaforma. Infine, l’utilizzo di uno standard Xml comune struttura tutte le comunicazioni e permette di definire un linguaggio comune tramite il quale tutti gli attori aderenti alla piattaforma possono scambiare dati agevolmente senza bisogno di ulteriori integrazioni.
Costi e benefici
Nell’arco di 6 mesi in un caso pilota la piattaforma ha prima affiancato e poi sostituito i mezzi di comunicazione e le procedure fino ad allora seguite utilizzando fax e telefono. Le rilevazioni fatte hanno evidenziato una riduzione del tempo per concludere un ciclo ordine-consegna-fatturazione dell’ordine del 60%. Per quanto riguarda i costi materiali (carta, telefono, ecc.) e per quelli dovuti a reinputazione manuale dei dati, correzione di errori, ecc. le riduzioni sono state dell’ordine del 55%. Oltre naturalmente ad una organizzazione della filiera più efficiente e più reattiva al mercato, e quindi, sul lungo periodo, meno esposta alle fluttuazioni negative.
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